Il potere del caffè

Il potere del caffè

Sabato 22 agosto.
L’autostop in tre è problematico, ma noi siamo pieni di risorse. Soprattutto io e Marzia, che siamo arrivate in Calabria da Asti con due passaggi: il primo fino a Modena, il secondo Rossano Calabro.
Due giorni di siesta in campeggio e poi via fino a Messina per il rendez vous, con Andrea. Costo del viaggio Asti – Messina, due euro e 50 ( il traghetto ).
Abbiamo seguito la costa ionica della Calabria, scoprendo che lì la gente è veramente ospitale e soprattutto, a differenza della vicina Puglia, delle cui avventure autostoppistiche si può leggere sui post del 2014, non trova così assurda l’idea dell’autostop.
Adesso però abbiamo con noi questo tipo barbuto dall’aria non troppo raccomandabile, così dopo qualche esperimento, adottiamo la strategia per cui io metto il dito, e la persona comincia a capire. Marzia a seguire dice con aria innocente: “Anche solo uno!…” e quando l’auto si ferma, carichiamo almeno Andrea, che stava camminando davanti, e poi noi lo raggiungiamo.
Non c’è imbroglio, perché eravamo tutti visibili, noi e i nostri zaini: solo tattica psicoautostoppistica. Qualche, volta però, capita che ci carichino tutti e tre, come per Cefalù.
Eravamo a Falcone, e siamo entrati in autostrada grazie a un passaggio di 3 ragazzi giovanissimi. Lui al volante, 20 anni, con ragazza di 16 e un’altra ancora più giovane.
Ci ha fatto salire tutti e tre, e ci ha lasciati vicino a un varco nella rete dell’autostrada, che Andrea aveva scoperto la sera prima durante il suo esperimento autostoppistico in solitaria. All’autogrill Andrea si è fatto la barba e abbiamo giocato a “Mi caricheresti?” E così siamo finiti su una spiaggia libera fuori da Cefalù, raggiungibile con una camminata sotto il sole. Spiaggia stupenda.
Lì mi è cominciato il mal di testa. Pensavo fosse la fame. In effetti dopo pranzo mi è passato, ma poi è tornato a martellarmi la fronte senza pietà. il pomeriggio passa, e la sera durante lo spettacolo in qualche modo trovo l’energia. Appena finito, ricomincia.
Dormo. Mi passerà… Invece no.
La mattina sono ancora in trance. Dopo il bagno avevamo pensato di andare alla Rocca, ma è meglio che riposi … Marzia mi chiede qualcosa tipo: “Vorresti non dover fare spettacolo o questa vita per i prossimi giorni? Vorrei dormire, solo dormire, ma devo fare colazione, dobbiamo ricaricare i cellulari e per andare in bagno ci vuole un bar. Cammino con gli occhi chiusi per i vicoletti di Cefalù e penso: “Come faccio se non mi passa?” Mi sento strana, debolissima. È come se mi muovessi in una sostanza collosa, sempre col trapano in testa, che accelera implacabile quando apro gli occhi per vedere dove vado.
Non ho energia per arrabbiarmi. Mi metto in modalità “risparmio energetico”: parlo poco, mi muovo lentamente. Arriviamo al bar. Marzia mi sta dicendo da ieri sera di prendere un caffè. In effetti ne ho voglia. Le nostre finanze ci consentono colazione con granita. Scelgo un gelato al pistacchio buonissimo e poi, nel bar dove portiamo a ricaricare i dispositivi, il caffè. Dopo qualche minuto inizio a sentire le braccia più leggere, io mi sento più leggera. Vado in bagno, mi lavo i denti, torno al tavolo e di colpo mi rendo conto che il mal di testa è sparito!
Non ci credo. Eppure non c’è più. Posso di nuovo parlare, tenere gli occhi aperti, scherzare… posso farcela, sono di nuovo in pista.
Il potere di un caffè!
Ripenso alle parole di Marzia e mi viene in mente una frase che ripetevano spesso al corso di sub: “Quandosorge un problema sott’acqua, la soluzione va trovata sotto.”
Credo sia vero non solo sott’acqua.
Paola

Condividi questo post